Una sorridente spina nel fianco!
- arielshimonaedith
- 22 ott 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Si spalanca davanti a me una finestra che ritaglia un angolo di questa terra che ho imparato ad amare, a considerare mia. Ho scelto di migrare in Veneto, non sono stata costretta dalle circostanze, prima ho imparato ad amarne il Popolo, la lingua, la tradizione, la cultura, la forma, il colore, l’essenza del territorio e poi ho deciso di abitarlo. Certamente sono stata favorita dal fatto di avere sposato un veneto ma vorrei fosse chiaro che non sono stata obbligata né dalle contingenza, né da un “ricatto amoroso”: sono veneta perché ho deciso di abitare qui, con rispetto per questa terra e per il popolo che la abita, il popolo che la abita amandola. Vorrei essere ancora più chiara: per me è veneto chi ama il veneto, non è una questione di pedigree, essere patrioti per me significa scegliere, amare e soprattutto farsi carico.
Farsi carico attiene alla responsabilità e la responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti della terra che abita è secondo me specifico, chiunque sceglie di abitare un luogo del pianeta ha il dovere di avere cura di quel luogo, quello che calpesta con i propri piedi. Se scordiamo di essere in questa relazione diretta di amore e pensiamo di poter vivere in un luogo senza riconoscerne la peculiarità finiamo per distruggerlo e per esserne distrutti.
Tutte le misure assunte dalla maggior parte dei governi (in particolare dall’italia che, non avendo identità, riesce fin dalla sua nascita con facilità a distruggere ed opprimere) dalla comparsa del virus (come fosse il primo ed unico nella storia umana!) sono state finalizzate a sfasciare qualunque tipo di legame delle persone tra loro e con il proprio territorio.
Abbiamo assistito, stiamo assistendo alla sostituzione di tutti gli ambiti di aggregazione, incontro e scambio con non luoghi o con luoghi di separazione e discriminazione. Attraverso l’imposizione di un pass per potervi accedere perfino mangiare al ristorante, per non parlare di andare a lavorare, sono esclusiva di quanti hanno dovuto o voluto obbedire.
Vero è che siamo portati a relazionarci con chi sentiamo affine, ma la paura inoculata a cospicue dosi, le assurde misure di allontanamento poste in essere, l'imposizione di una copertura del volto che rende solo parzialmente leggibile l’espressione dei nostri volti, hanno fatto sì che anche amicizie di lunga data, piuttosto che il rapporto tra genitori e figli o tra fratelli e sorelle, potesse rompersi attraverso la cementificazione di fraintendimenti che quanto descritto sopra ha reso non solo possibile ma reale.
Uno degli elementi più interessanti delle manifestazioni contro il green pass è che sono in ogni luogo, in ogni piazza, in ogni paese, Trieste, pur divenendo simbolo ed avendo assunto importanza grazie all’azione posta in essere dai portuali, ha raccolto sostegno e presenza ma non ha mai distolto dalla necessità di trovarsi nelle varie città. Da diverse settimane vediamo famiglie sorridenti riunirsi pacificamente e ritrovare e trovare amici e conoscenti. Questa dimensione di incontro, anche se sappiamo essere in fase di pesante quanto subdola repressione da parte del governo italiano, sta dando forza e gioia a quanti stanno resistendo e lo stanno facendo soprattutto per i propri figli e per la terra che abitano. Perché affermo questo?
Perché andare in piazza, incontrarsi, scegliere di non farsi spaventare, decidere di riprendere la propria vita, pretendere di scambiare parole con persone di persona permette quello che il potere non vuole: l'incontro, la solidarietà, lo scambio, il sostegno reciproco.
Soltanto abitando la propria terra, la propria comunità, aprendoci allo scambio reale, quello che prevede l’incontro dei corpi a viso scoperto, possiamo riprendere a Vivere.
La solidarietà che si sta generando tra quanti hanno scelto, ognuno a proprio modo, ma tutti insieme, di non stare più chiusi in casa in silenzio limitandosi ad insultare altri attraverso gli stupidi social, sta rendendoci forti mentalmente, fisicamente, spiritualmente.
Per questo invito tutti, ma proprio tutti, a smettere di obbedire ad ordini senza senso di un governo che ha come unico fine quello di renderci deboli, malati, spaventati, arrabbiati, soli, depressi ma soprattutto divisi aggressivi, gli uni contro gli altri così che:
se non ci uccide il virus (perché gli ultimi dati ufficiali dicono che in effetti non è stato così feroce come hanno voluto farci credere),
se non ci uccide il vaccino (se continuiamo a farci inoculare senza considerare che tutti i farmaci possono avere effetti collaterali!)
se non ci uccide la depressione (anche qui in effetti ha funzionato meglio del virus soprattutto sui giovani!),
se non ci uccidiamo ubriacandoci, drogandoci (ora liberalizzano così siamo tutti più tranquilli e ci si rincretinisce del tutto più velocemente!),
se non ci uccide l’aumento dei prezzi delle materie prime che ricadrà sull’impossibilità di mantenere in essere una produzione agroalimentare fatta di cibo sano che ci costringerà a mangiare cibo spazzatura ammalandoci (salvaguardiamo la produzione locale e facciamo attenzione al cibo che mangiamo!),
se non ci uccide la povertà dovuta alla perdita del lavoro (che colpirà tutti se non salvaguardiamo le attività produttive del nostro territorio),
se non li “autorizziamo” ad ucciderci con l’eutanasia,
…
ci uccideremo tra noi
attuando così l’auspicata riduzione della popolazione mondiale di due terzi.
Non so voi ma io conto di restare non solo viva, soprattutto sana, e continuare ad essere una sorridente spina nel fianco di questa cricca di servi del nemico dell’umanità.
Riempiamo dunque le piazze di ogni città e paese ma per favore evitate il simbolo del nostro aguzzino: non portate il tricolore!

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