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Bassano del Grappa 16/3/21 ore 13:47

Mi sono innamorata di un veneto, mio marito, in maniera quasi istantanea, eravamo in Israele. Del Veneto invece mi sono innamorata lentamente, ma tanto profondamente da decidere di trasferirmici poco meno di quattro anni or sono. Questa terra e soprattutto il Popolo che la abita mi hanno conquistata per molte ragioni, la prima è stata la capacità di essere laboriosi mantenendo la gioia di vivere e di condividere. Probabilmente chi ha sempre vissuto qui non si rende conto di quanto sia unica e straordinaria questa terra ed il Popolo cui ha avuto in sorte di appartenere; ma sono certa che tutti i veneti che, per diversi motivi si sono trovati a dover emigrare, anche se hanno scelto di restare altrove, hanno imparato a riconoscerne il carattere specifico. Per me è stata una sorpresa ritrovarmi immersa in città di rara bellezza così vitali e felici. Passeggiare per Bassano del Grappa, nella quale ho anche la fortuna di lavorare, ha significato nutrire il mio amore per l’arte, il paesaggio e l’incontro con persone di ogni parte del mondo. I primi tempi mi stupivo di quanto fosse facile incrociare una moltitudine di idiomi passeggiando per le strade, di quanto fosse allo stesso tempo straordinario il mercato popolato di bancarelle nelle quali venivano esposti prodotti veneti di qualità. Ho imparato a comprendere la lingua veneta in famiglia e mi piace che qui quasi tutti, di qualunque età, siano perfettamente bilingue. Lo era mio nonno ma non lo sono io, perché la terra dalla quale provengo non ha conservato identità linguistica, pensando di dovervi rinunciare per essere cosmopolita, non comprendendo che non è necessario farlo per essere aperti al mondo. Mi è capitato spesso di sentire parlare con ostile pregiudizio dei veneti, del fatto che siano chiusi, provinciali: il cinema e la televisione italiani sono pieni di personaggi e storie stereotipate. Ho constatato che l’unica cosa vera di questa narrazione è l’invidia di chi la produce e la promuove. In Veneto ho scoperto che si può essere operosi, lavorare moltissimo, senza perdere la capacità ed il piacere di condividere qualche istante di allegria. Ho assorbito un’energia ed una volontà di imparare e di crescere che ho incontrato soltanto in Israele. Con chiunque ho potuto parlare di arte e di storia, qui si vive talmente immersi in queste che la maggior parte non si rende neppure conto della sapienza di cui è portatore. Avendo dichiarato il mio innamoramento posso permettermi di non descrivere i difetti che certamente ci sono, come in ogni luogo ed in ogni popolo. Non cerco la perfezione che trovo molto poco interessante, mi piace l’umanità che si esprime e che vive, che trasuda fatica, esperienza, storia, identità, cultura. Mi piace che qui si cerchi di recuperare e di sviluppare i prodotti del territorio, non solo alimentari, anche la manifattura. Per esempio ho scoperto un lanificio nel quale è possibile acquistare meravigliosi maglioni di pura lana, gestito da donne che hanno trovato il modo di vendere prodotti di qualità a prezzi adeguati. Un esempio delle molte attività che sono state massacrate dalle misure poste in essere dai governati per far fronte, dicono, all'emergenza Covid. Il Veneto, il mio amato Veneto, è una delle terre che sta subendo i danni maggiori da queste politiche scellerate, assurde, ingiustificabili, idiote. Proprio a causa della peculiarità del tessuto produttivo, dell’amore per la propria terra, della capacità di sviluppare ricchezza attraverso una produzione fortemente caratterizzata che ha fino ad oggi offerto un’ottima qualità della vita ad ogni strato sociale della popolazione, il Veneto risulta essere aggredito, non dal virus ma dalle misure che stanno portando desolazione, chiusure, povertà, abbandono nelle città. Era già difficile arginare l’invasione da parte delle catene e delle multinazionali che stavano modificando il volto delle vie del centro e depauperando le vie periferiche di botteghe e servizi, adesso, dopo quest’anno di misure irragionevolmente aggressive, come potranno i nostri commercianti e artigiani resistere? Davvero è indispensabile uccidere definitivamente l’economia locale, la qualità, la cura, la specificità della nostra gente? Ciò che i governanti italiani ed i loro servi stanno imponendo causerà una epidemia, non virale ma più simile alla pellagra, il Veneto l’ha già subita, davvero vogliamo lasciare che accada di nuovo? Abbiamo le risorse per rispondere, per rinascere, per reagire, soprattutto abbiamo le informazioni per comprendere e riconoscere che, chi ci sta terrorizzando quotidianamente con numeri falsati (qui trovate quelli reali https://www.agenas.gov.it/covid19/web/index.php?r=site%2Ftab2), non ha a cuore la nostra salute, il nostro benessere, la nostra vita ma risponde a logiche di potere e di controllo che stanno altrove rispetto a noi, ai nostri figli, ai nostri avi. Noi siamo qui, possiamo recuperare il nostro benessere ma dobbiamo riscuoterci subito dalla paura, guardare la realtà per quello che è: riprendere le nostre vite, ricominciare ad incontrarci, lavorare, creare, crescere, combattere.




Nella foto la bellissima Bassano del Grappa alle 13:47 di martedì 16 marzo 2021.

Deserta, terrorizzata, desolante, disabitata.





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