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Ascoltare la stanchezza

Aggiornamento: 13 nov 2020


Seduta nel mio studio guardo i tetti delle case immersi nel cielo tinto di tramonto. Mi lascio confortare da una tazza di ciccolata calda, mi piace amara, vellutata, bollente. 

Avete mai provato quella fastidiosa sensazione di non svegliarvi mai riposati? Vi è mai capitato di accorgervi all'improvviso che si tratta di una condizione dell'esistenza, qualcosa di quotidiano, solo lievemente attenuato nelle rare settimane di ferie sparse nel corso dell'anno? Mi trovo, travolta dalle cose da fare con la sensazione di non fare mai abbastanza, circondata da una strana modalità di competizione alla maggior stanchezza possibile. Sembra che se non sei stanchissima sei inutile e nello stesso tempo senti il bisogno di stancarti perché in realtà è come se non fossi mai stanca abbastanza. Che poi stanchezza, quale stanchezza, quella bella di una lunga corsa portata allo sfinimento che ti dipinge un sorriso soddisfatto e ti fa sentire viva? Quella esaltante di quando ti trovi immersa in ciò che ami e le ore volano e ti dimentichi perfino di mangiare? No, la stanchezza di cui parlo è quella delle cose che devo fare di cui non m'interessa nulla, è quella del dovere essere chi non sono, quella stanchezza che t'impedisce di assecondare la natura che d'inverno ti farebbe dormire 14/16 ore per poi stare all'aperto a respirare e camminare nelle poche ore di luce, con la faccia sollevata a raccogliere sole negli occhi. La stanchezza di non poter trascorrere l'estate all'aperto, sonnecchiando nelle ore più calde sotto le piante nel bosco, vicino al fiume o in prossimità del mare che mi culla con le sue onde. La stanchezza di non poter correre nel bosco e fermarmi a riposare. La stanchezza di non poter stare nella tana quando fa freddo o piove, magari abbracciata al mio uomo. La stanchezza delle ore rubate al sonno, ai pasti, alla lentezza di una passeggiata, alla conversazione guardandosi negli occhi con le persone che amo. La stanchezza dell'assenza di Sabati con mio marito. La stanchezza dell'impossibilità di fare lentamente, di stare in vacanza libera di assecondare la natura per almeno tre settimane consecutive. La stanchezza che se sei in ferie non puoi stare a casa devi fare qualcosa, andare da qualche parte e alla fine non riesci mai ad ascoltare la stanchezza quella importante perché ti dice che il tempo passa e che ti serve più tempo perché probabilmente quello trascorso è più di quello che hai davanti. La stanchezza di avere una ricchezza inestimabile ogni mattina di istanti di ogni giorno da spendere e ritrovarsi alla sera ad aver dovuto fare piuttosto che desiderato fare. Ma per quale assurdo motivo viviamo dentro questo spazio senza tempo? Perché sprechiamo gran parte della nostra vita a fare quello che non ci piace a reprimere le esigenze del nostro corpo a distruggere la nostra natura e la natura? Sono stanca, voglio ascoltare questa stanchezza e riposare, nutrire mente, corpo e anima, stare con le persone che amo, respirare, ridere, ballare, saltare e dormire... dormire fino allo sfinimento. Svegliarmi con la mente riposata, lucida, come le foglie degli alberi dopo un acquazzone estivo. Voglio il silenzio assoluto di una nevicata che blocca il traffico, come quella del 1985 a Milano. Sono stanca, voglio ascoltare la stanchezza e smettere di fare a gara a chi si sacrifica di più, a chi si sfinisce di più, a chi si allontana di più dalla bellezza della vita. Voglio trasformare la stanchezza in forza: resilienza biologica.* *In ecologia e biologia, la resilienza è la capacità di una materia vivente di autoripararsi dopo un danno, o quella di una comunità o di un sistema ecologico di ritornare al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che ha modificato quello stato 



Foto di Demetrio Serraglia

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