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Giudice Amy

Confesso che, quando conobbi il nome del Giudice scelto da Trump per sotiture Ruth Bader Ginsburg, ovvero Amy Coney Barrett, mi venne subito in mente la serie televisiva Giudice Amy, uno dei legal drama più famosi dei primi anni duemila. Mi resi altresì presto conto del fatto che, le due Amy, quella reale che ora viene presentata dalla stampa statunitense e quella della serie televisiva, avevano in comune soltanto il nome.

Il personaggio protagonista del telefilm, interpretato dall’attrice Amy Brenneman (la terza Amy a comparire nella mia riflessione) è ispirato alla madre di questa, Frederica Joanne Shoenfield, che fu giudice della Corte dello Stato del Connecticut, si occupo di delinquenza giovanile divenendo riferimento per la giurisprudenza in quest’ambito. Chiunque abbia avuto occasione di seguire qualche puntata di questa serie televisiva, ed abbia poi visto l’attrice rivestire i panni di altri personaggi, non può non essersi resa conto della sostanziale omogeneità dei caratteri interpretati. Ma concentriamoci ora sul giudice Amy della serie televisiva, una donna separata che vive con la madre e ha una bambina che vedremo crescere nel corso delle serie. Ciò che contraddistingue la protagonista sono le pessime relazioni con gli uomini, a partire dal padre della figlia, in una perfetta rappresentazione del prototipo della donna nevrotica che mostra la propria parte migliore nello svolgimento del proprio lavoro, e vive sempre lacerata tra il proprio desiderio di essere accudita ed accudire, e l’idea che per essere una donna forte ed emancipata, debba invece rinunciare a questo. Diciamo che questa Amy incarna il prototipo della femminista di quegli anni, arrabbiata ed incapace di scegliere liberamente fuori dagli schemi proposti dal pensiero unico imperante.



L’evoluzione (o sarebbe meglio dire l’involuzione) di quel femminismo oggi, negli Stati Uniti e non solo, attacca in maniera feroce la vera Giudice Amy, la quale ha non solo la colpa d’essere stata nominata da Trump e quindi essere sbagliata a priori per le femministe che, sempre a priori, odiano Trump e lo ritengono responsabile di qualunque evento negativo, fosse anche un ciclo mestruale particolarmente doloroso. L’altra colpa del Giudice Amy è quella di essere madre di sette figli perché, dal punto di vista delle contemporanee femministe, non è possibile che una donna scelga la maternità e la ricerchi ripetutamente. Non ho mai capito per quale motivo ad un certo punto le femministe abbiano deciso che per essere libere fosse necessario non avere figli, rinunciare alla possibilità di generare vite. Da un certo momento è diventato sconveniente per una donna desiderare d’essere genitore, almeno che questo non avvenga in maniera innaturale ovvero in una coppia omosessuale, o attraverso complicate proiezioni di genere e contro genere, per cui è oggi ritenuto accettabile che un persona nata sessuata uomo decida di diventare donna e quindi madre, ovviamente attraverso altre che sono nate donne, ma non che una coppia eterosessuale (preciso in cui i componenti sono nati e rimasti maschio e femmina*) desideri avere figli…

Non ho alcun problema con le scelte sessuali, non credo ci sia niente di strano nell’essere omosessuali, così come, considerato che esiste la possibilità di farlo, sia assolutamente legittimo scegliere di trasformare il proprio corpo e cambiare genere, quello che però non accetto in alcun modo è l’oggettiva discriminazione che viene riservata alle coppie eterosessuali (vedi sopra*), ed ancora di più a quelle che decidono di avere figli.

Perché, mi chiedo, alcune femministe statunitense hanno espresso commenti così feroci nei confronti del Giudice Amy Coney Barret?


Sia chiaro non penso che una donna debba essere sostenuta in quanto tale, se una donna che riveste un ruolo politico o altro dimostra di non essere in grado o assume decisioni che non condivido, certamente non la sosterrò perché sono donna e lei è donna. Qui però non viene neppure dato modo a questa precisa donna di agire nel ruolo, viene aggredita ed insultata in funzione del fatto che ha scelto di essere madre di sette figli (due dei quali adottati). Se fosse vero che, il problema nasce dalla campagna posta in essere da chi la sostiene, centrata sul fatto che in quanto madre di sette figli può essere considerata migliore di chi è madre di meno figli o non è madre, non sarebbe più corretto e più femminista prendersela con questi sostenitori piuttosto che con lei?

Non è che ci troviamo di fronte ad un gruppo malato di Sindrome del papavero alto?

Il femminismo per me oggi è esattamente l’antitesi della “rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne”, le femministe hanno rinunciato alla propria identità, al proprio corpo, al desiderio di garantire a sé stesse e alle altre la possibilità di scegliere come essere questo corpo, nato femmina da femmina e libero di generare o meno femmine e maschi, in funzione del sostengo assoluto ed incondizionato al movimento LGBT (o LGBTQI o LGBTQI+), piuttosto che l’appoggio offerto incomprensibilmente alle islamiste, che sono in antitesi con l’accoglimento dei diversi orientamenti, ma vengono considerate accettabili in funzione di un pensiero unico che ha identificato l’islam con il terzo mondo (cosa assurda!) e lo ha reso buono e bello a priori per questo.

In tutto questo minestrone è evidente che l’etica ed il rispetto per la vita umana non trovano posto.

Tornando alla differenza di genere, ovvero essere nati con una vagina o con un pene, resta per me, la prima differenza con la quale ci confrontiamo e quindi la prima e più importante opportunità per ogni essere umano di accogliere tutte le altre differenze che sono prodotto della cultura. Credo che il fatto di non essere nati uguali rispetto ad un’altra/o da sé, possa insegnarci a comprendere le altre differenze, sempre che questa prima differenza venga riconosciuta.

A me pare che il mainstream sia abitato da tutte quelle e tutti quelli che un tempo si sentivano rivoluzionari e che oggi stanno imponendo un pensiero unico molto più feroce e rigido di quanto sia avvenuto nel passato. Mi riferisco, per esempio, a tutta la distorsione che ha portato a definire genitore 1 e 2 e non mamma e papà.

Perché non è più concesso avere una madre ed un padre?

Nonostante tutto per generare un figlio sono ancora necessari due esseri umani: un maschio e una femmina, che lo siano dalla nascita.

Sarà possibile ad un certo punto che una persona nata maschio e diventata femmina possa rimanere incinta? Probabilmente sì, il livello di intervento umano sulla natura è talmente profondo da lasciare intendere sarà possibile.

Per questo motivo oggi sarebbe accettabile insultare una donna che, nata femmina, ha deciso di sposarsi con un uomo, nato maschio, ed avere dei figli? 

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