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I miracoli possono accadere

Ieri sera abbiamo acceso il primo lume di Hanukkah, per quale motivo ogni anno a partire dal 25 di Kislev per otto sere accendiamo questi lumi? Ricordiamo la vittoria dei Maccabei, ricordiamo come fu possibile per un piccolo popolo, per una minoranza di resistenti all’interno di questo popolo, opporsi al tentativo in atto di assimilazione, di omologazione, distruzione delle tradizioni e della specificità. Avvenne poi che si compì il miracolo dell’olio che, pur se in quantitativo insufficiente, durò appunto per otto giorni permettendo così di compiere i rituali necessari per la consacrazione del Tempio. Accendendo i lumi ricordiamo che i miracoli avvengono, ma lo facciamo sapendo che, perché si faccia spazio all’intervento divino, è necessario che l’essere umano agisca, soprattutto quando sembra impossibile, soprattutto quando ogni cosa sembra determinare l’impossibilità della vittoria. La storia ebraica è ricca di questi eventi, in tempi molto recenti, poco più di settant’anni fa, un piccolissimo Stato venne attaccato da molti e grandi stati, si difese e vinse; questo è accaduto di nuovo e di nuovo ed ogni volta Israele si è difesa ed ha vinto. Il Popolo d’Israele vive, in patria ed in diaspora e chiunque conosca la storia e soprattutto conosca Israele sa che questo è un miracolo. Ricordiamo ogni anno episodi della storia del nostro popolo che è riuscito, reagendo, a restare fedele a sé stesso, alla propria identità, tradizione, cultura, ma soprattutto alla propria fede. Siamo un popolo estremamente eterogeneo, abbiamo in noi il portato dei millenni di diaspora, veniamo educati ad interrogarci su ogni cosa, abbiamo imparato dai patriarchi e dalle matriarche a non dire sempre di sì, neppure a D-o; la nostra storia è percorsa da singoli e piccoli gruppi che agiscono spesso in contrasto rispetto al resto del Popolo ma avviene poi che attraverso l’esperienza, sia essa la schiavitù o una lunga permanenza nel deserto, si trova la forza, attraverso l’incontro tra tradizione, vita e nuove generazioni per andare oltre e così facendo ritrovare o scoprire il senso della nostra esistenza qui. Credo che ognuno di noi abbia la possibilità di conoscere ed attingere dalla propria storia, quella personale e quella collettiva. Ci sono casi in cui si vive sempre nello stesso posto, si conosce di quella terra attraverso i racconti di genitori nonni e magari anche bisnonni, ogni angolo, luce e profumo, così come ci sono casi in cui si sceglie la propria patria, o matria se preferite, si sceglie la terra, la tradizione, la storia cui si vuole appartenere, per questo la si conosce, non solo attraverso lo studio ma soprattutto attraverso l’esperienza dell’essere esattamente in quel posto, nell’imparare a riconoscerne odori, luci, sapori ma anche la lingua che si parla, quella della madre che è nata ed ha generato, esattamente lì, dove si è deciso di restare. Sono possibili entrambe le cose, ciò che conta è che si sia dove si è con impegno e rispetto, essenziale è che quando si sceglie di stare dove si è nati lo si faccia con amore e consapevolezze così come quando si sta dove si è scelto. Le dimensioni della storia, in termini di tempo e soprattutto di umanità che l’ha vissuta, narrata, agita più sono grandi, e non mi riferisco alle dimensioni geografiche della terra cosa totalmente ininfluente, più sono matrice di un popolo vero, forte, accogliente, vivo, in grado quindi di ribellarsi alla repressione, alla schiavitù, alla dittatura. Avere consapevolezza della propria specificità, della propria alterità, rispetto alla cultura dominante o occupante, rende forti e liberi, agire in coerenza con la propria storia, tradizione, cultura, per salvare dal tentativo di assimilazione ed annullamento, per salvare sé stessi, il proprio popolo, la propria terra, rende accoglienti perché un progetto chiaro e vitale permette anche a chi non ne faceva parte per nascita di aderire e di farlo con rispetto e convinzione; subire la maggioranza, subire l’occupazione, subire il malgoverno, subire lo sfruttamento, subire l’insulto e la derisione genera soltanto dolore e rabbia. Per questo credo valga la pena ribellarsi e combattere, sapendo che i miracoli possono avvenire.




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