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I PRIMI CINQUE GIORNI : RUBARE AI POVERI PER DONARE AI RICCHI

Il nuovo presidente degli Stati Uniti si è insediato il 20 gennaio 2021, oggi è il 25 gennaio e, dopo avere assistito al gioioso coro unanime del mainstreaming per la vittoria del potente duo

Biden-Harris, sull’individuo Donald Trump, ho raccolto alcune interessanti informazioni in merito ai primi atti compiuti dalla formidabile coppia. Intanto credo sia utile chiarire che, le azioni riportate sono state sottoscritte da Biden ma, essendo stata la sua elezione fortemente condizionata ed apprezzata in relazione alla scelta della vicepresidente Harris, non possiamo sottrarre a questa il “merito” e la corresponsabilità della azioni compiute dal primo.

Procederò in ordine sparso poiché gli ambiti nel quale i rapidissimi interventi della nuova amministrazione si sono mossi sono talmente vari ed interessanti da non poter essere certamente ordinati, vanno piuttosto apprezzati nella loro eterogeneità.

Mi pare siano state riportate dai media italiani le interessanti notizie relative all’introduzione dell’obbligo di mascherina, quindi, in considerazione dell’indubbia pregnanza di questa azione, che noi tutti portatori sani di mascherina ormai da quasi un anno possiamo ben comprendere, passerò ad altro.


  • In ambito sanitario vi segnalo l’immediato blocco, da parte del neo presidente e vice delle regole messe in atto dal predecessore, Donald Trump, finalizzate alla riduzione del prezzo di alcuni farmaci salva vita come insulina ed epinefrina. Avete capito bene, i nostri paladini della democrazia, attenti alla salute pubblica e soprattutto alla tutela dei meno abbienti, hanno bloccato una norma che prevedeva prezzi calmierati per i pazienti a basso reddito che hanno bisogno di questi ed altri farmaci. A voler essere gentili possiamo attribuire questa misura ad un eccesso di risentimento nei confronti del loro predecessore, risentimento che li porterà a distruggere qualunque cosa lui abbia fatto, senza entrare nel merito, solo perché fatta da lui. Ad essere invece meno buoni e maggiormente consapevoli della storia e tradizione che rappresentano, non ci stupiamo del fatto che subito inizino a rubare ai poveri per dare ai ricchi. https://www.foxnews.com/politics/biden-trump-hhs-rule-lower-insulin-prices


  • Restando nell’ambito della redistribuzione della ricchezza, il nostro prode neo presidente ha deciso che è necessario riprendere a finanziare le organizzazioni terroristiche di Hamas e l’ANP, nella migliore tradizione dei democratici americani che, a parole dichiarano d’essere amici d’Israele e contro il terrorismo, nei fatti finanziano le organizzazioni terroristiche ed espongono Israele a maggiori attacchi. https://www.jns.org/jewish-group-rabbis-decry-bidens-call-to-restore-us-funding-to-palestinians/ Ricordo che i quattro anni della presidenza di Trump sono stati quelli nei quali si è registrato il minor numero di attacchi terroristici nei confronti d’Israele, oltre ad avere visto la conclusione degli importantissimi “Accordi di Abramo” che stavano offrendo (speriamo non vengano annullati dall’attuale amministrazione) l’apertura a scenari di pace e collaborazione mai neppure immaginati prima in quell’area.

  • A preoccupare ulteriormente il medi-oriente è la scelta di affidare a Robert Malley l’incarico di lavorare con l’Iran al ripristino degli accordi sul nucleare. Nonostante le numerose prove della volontà iraniana di arricchire l’uranio con la finalità di dotarsi di armi atomiche finalizzate principalmente all’aggressione d’Israele e dei paesi sunniti dell’area, la coppia d’oro ha deciso di togliere le sanzioni all’Iran e di affidare a Malley, grande amico e sostenitore della jihad islamica, il ripristino dell’accordo fatto da Obama che, seguendo appunto i consigli di Malley è riuscito a donare al mondo gli otto anni più densi di attentati terroristici e con il livello di conflittualità più duraturo ed intenso nella recente storia mediorientale. I democratici non solo non imparano dai propri errori, ne perseguono insistentemente la riproposizione. https://www.algemeiner.com/2015/03/09/major-jewish-group-concerned-by-white-house-appointment-of-robert-malley-as-middle-east-coordinator/


  • Ci riportiamo ora brevemente a questioni interne: le femministe, che hanno sostenuto con grande fervore Biden e soprattutto Harris https://www.womensliberationfront.org/news/joe-biden-presidency-means-for-women si trovano a fare i conti con un ordine esecutivo emesso da Biden poche ore dopo la sua nomina che, per ottemperare alla richiesta del movimento LGBT o LGBT+ del quale le femministe si sono fatte parte attiva fino ad ora, ha di fatto annullato le differenze tra donne nate donne e donne che sono nate uomini, creando una discriminazione fortissima per esempio in ambito sportivo; poiché alle donne nate donne sarà impossibile ottenere borse di studio collegate a prestazioni sportive, dovendosi confrontare con donne che, essendo nate uomo, hanno un vantaggio biologico assoluto. Ma non si tratta solo di questo, secondo questo provvedimento, le case che accolgono donne maltrattate, per esempio, saranno costrette ad accogliere uomini che si dovessero dichiarare donne, anche se questi avessero alle spalle condanne per maltrattamenti di donne...una questione che può sembrare assurda a chi non ha dimestichezza con la centralissima questione del transgenderismo (cosa che è, per l’elettorato democratico, fondamentale ed improrogabile). Nonostante le femministe sapessero che già Obama aveva tentato di agire in questo senso, ovvero “aggirare il processo legislativo per attuare le disposizioni più controverse dell’Equality Act, modificando la definizione di sesso nei regolamenti federali contro la discriminazione in modo che le donne non siano più tutelate dalla legge” ancora non si capacitano di avere offerto il proprio incondizionato sostegno alla parte sbagliata, hanno manifestato violentemente contro Trump fin dal suo insediamento, hanno sostenuto Biden e Harris e adesso, pietiscono l’ascolto del formidabile duo. Non ci sono più le femministe di una volta! https://www.womensliberationfront.org/news/president-biden-executive-orders-day-1?eType=EmailBlastContent&eId=9d4952ae-8b4b-40cf-b341-5f179afbd586


  • Un’altra iniziativa immediata del nostro anziano ma molto arzillo neo presidente, compiuta nel suo primo giorno di lavoro è stata l’eliminazione dell’oleodotto Heystone XL, naturalmente il fine dichiarato sarebbe la tutela dell’ambiente, peccato che, l’energia che verrebbe prodotta ed utilizzata autonomamente dagli Stati Uniti comporterebbe certamente un ridottissimo impatto ambientale se confrontata al trasporto della stessa quantità di carburante fossile dall’altra parte del mondo, oltre che l’impatto ambientale per lo smaltimento delle batterie per la mobilità elettrica. Per non parlare del fatto che con questa splendida iniziativa Biden ha bruciato 11.000 posti di lavoro diretti e 60.000 posti di lavoro indiretti, ha predisposto le condizioni per una maggiore dipendenza energetica statunitense dall’importazione di combustibili, preparando l'aumento del costo dell’energia per i consumatori finali sempre in ottemperanza alla politica di togliere ai poveri per dare ai ricchi. https://www.api.org/news-policy-and-issues/news/2021/01/20/biden-executive-orders-on-energy-and-climate Con questa iniziativa il nostro duo presidenziale democratico, attento al rispetto dei diritti delle minoranze, amato ed onorato dalle stars di Hollywood, oltre che dalla maggior parte degli artisti “socialmente impegnati” dell’intero globo terracqueo, che ne hanno sostenuto in ogni modo possibile l’elezione, ha violato i trattati che determinano il diritto all’autodeterminazione delle tribù dei nativi americani, imponendo una misura che ne determina l’impoverimento, senza ottemperare la necessaria negoziazione con questa prima di prendere decisioni che coinvolgono il territorio tribale, violando i principi di sovranità della nazione tribale. Ma certo, i Nativi Americani sono troppo pochi e pacifici, per essere tenuti in considerazione dai difensori delle minoranze etniche. https://www.reuters.com/article/usa-interior-drilling/oil-producing-native-american-tribe-seeks-exemption-from-biden-drilling-pause-idUSL1N2JX2AW


  • Per restare nell’ambito che appassiona certamente l’elettorato democratico, particolarmente quello che si dichiara attento all’ambiente, che magari sceglie uno stile di alimentazione vegano, che certamente si dichiara solidale con le ferocissime rivendicazioni del movimento BLM, quindi in teoria dovrebbe conoscere e comprendere le problematiche degli agricoltori afroamericani (che certamente non hanno niente a che vedere con BLM, però sono neri anche loro!). Ebbene il nostro duo ha intenzione di riportare Tom Vilsack alla guida del Dipartimento dell’Agircoltura, posto da lui già occupato nel corso della presidenza Obama. Nel corso del suo mandato Vilsack è stato accusato di avere compiuto discriminazioni nei confronti degli agricoltori di colore: dalle indagini compiute risulterebbe che gli agricoltori neri, nel corso della sua gestione avevano sei volte più possibilità di vedersi pignorare la fattoria rispetto ai loro omologhi bianchi; dal 2010 al 2012 il dipartimento ha ricevuto oltre 2800 reclami per atti di presunta discriminazione, il più delle volte totalmente ignorati dallo staff dell’agenzia. Se questo non dovesse bastare risulta che nel corso del secondo mandato di Obama, Vilsack abbia ceduto volentieri alle lusinghe delle multinazionali, rafforzando il monopolio della quali, ha creato condizioni insostenibili per i piccoli allevatori ed agricoltori costretti a cedere i propri lotti di terra alle multinazionali che, attraverso allevamento intensivo ed utilizzo di ogm, oltre a sostanze chimiche aggressive, certamente non lavorano per la salvaguardia del territorio e della salute dei consumatori. Anche in questo caso possiamo notare come, contrariamente a quanto affermato dal mainstreaming, sia Obama che Biden-Harris lavorano ed hanno lavorato contro la salute e la tutela delle persone.


  • Per il momento, vorrei concludere questa breve carrellata, parlando delle scelte che coinvolgono i rapporti con la Cina, improntati alla consueta ambiguità che caratterizza la politica internazionale delle amministrazioni democratiche statunitensi. Biden-Harris hanno revocato un ordine esecutivo dell’era Trump che cercava di tenere i paesi e le società straniere fuori dal controllo e dalla gestione del sistema energetico statunitense. La misura era volta a ridurre la fragilità che deriva da una rete immensa che, se posta sotto il controllo di un paese straniero, può rendere fragile la gestione dell’economia e dell’informazione. Spesso viene sottovalutato il fatto che ogni società cinese, sia pure di capitali e quotata in borsa, non potrebbe esistere se non fosse controllata dal partito comunista cinese. In Cina sussiste una dittatura, la presenza e la produzione di beni di consumo in quantità, non ha determinato il passaggio ad una democrazia, per questo è importante comprendere che il controllo, per esempio delle strutture necessarie alla comunicazione, da parte di una società cinese, determinano di fatto il controllo di queste da parte del governo cinese. Quando Trump venne eletto la detenzione, da parte della Cina, di una quota consistente del debito pubblico statunitense, rappresentava un elemento favorito dalla precedente amministrazione. Le politiche protezionistiche poste in essere dall’amministrazione Trump erano volte a cercare di contenere la dipendenza degli Stati Uniti dalla Cina ed il coinvolgimento diretto da parte di questa nell’economia e nelle politiche da parte di questa. L’attuale amministrazione scioglie i vincoli volti a tutelare i propri cittadini e la propria economia, finge di voler migliorare le relazioni diplomatiche con la Cina ma, decide di invitare all’insediamento di Baiden-Harris l’ambasciatore de facto di Taiwan, Hasio Bi-kim, provocando così la Cina sul piano della diplomazia internazionale. La quale decide di inviare sei caccia J-10, quattro J-16, due SU-30, un aereo da ricognizione Y-8 e due aerei antisommergibile Y-8 sullo spazio aereo di Taiwan. Dal canto suo, come gesto “distensivo” l’amministrazione statunitense, schiera l’USS Theodore Roosvelt nel Mar Cinese Meridionale per sostenere Taiwan. Ovvero: cedo il controllo della mia nazione alla Cina di fatto ma, per fingere di essere una potenza, sfido militarmente la Cina su una questione potenzialmente esplosiva come lo è Taiwan, così da coinvolgere eventualmente in una guerra tutti i paesi Nato. Pace&Love https://www.reuters.com/article/us-taiwan-china-security/taiwan-reports-second-day-of-incursions-by-chinese-air-force-idUSKBN29T08S


Secondo alcuni studiosi nei primi cinque anni della nostra vita riceviamo l’imprinting che determinerà in larga parte ciò che faremo, chi saremo, facendo le debite proporzioni, possiamo dire che i primi cinque giorni di questa amministrazione ci stanno dicendo che cosa sarà, come sono le persone che la creeranno, in considerazione di quanto sopra esposto: vi sembra ci sia di che festeggiare?!






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