IL SILENZIO DELLA MENTE QUANDO SALE LA PAURA
- arielshimonaedith
- 30 ott 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 13 nov 2020
Incisi nella vita di ogni giorno i volti coperti delle persone, fantasmi senza espressione raccolta negli occhi.
Lontani, ostili, senza parole, senza ossigeno.
Se sorrido e scopro il viso sono nemica o folle.
Entro dunque nel bosco, cerco la solitudine perché chiunque attorno è terrorizzato e pericoloso.
Ho bisogno di incontrare umani che non abbiano paura di essere mortali che desiderino poter affrontare la vita. Il respiro, primo atto di vita all'uscita dal liquido amniotico, necessita di ossigeno perché le funzioni vitali avvengano, ingoiando continuamente il rifiuto dei miei polmoni mi avveleno. Costretta dall’abitare un luogo chiuso e promiscuo mentre lavoro cerco di controllare l'istinto di sopravvivenza che domanda ossigeno, apro le finestre, le porte, vorrei soltanto aprire le braccia ed abbracciare allargando il fiato e lasciando che la respirazione avvenga insieme alla possibilità di stringere la mano, di guardare l'espressione di ogni viso.
Mi tengo lontana quando esco, cammino nelle piazze e nelle vie cercando traiettorie alternative a quelle che incrociano rari esseri umani cui è tolto l'ossigeno, abbasso la maschera e respiro, bastano due respiri lunghi pieni completi a nutrire corpo e mente, sorrido. Cammino veloce, così che il battito aumenti ed il sangue circoli e l'ossigeno arrivi in ogni organo del mio corpo. Mi allontano dalla città, vado verso il fiume poi su verso la montagna, incrocio l'urlo del rapace, alzo le braccia e sono libera aperta e viva.
Oro, rame, smeraldo tingono i miei occhi spalancati come le mie narici, mordo l’aria e sento sulla punta della lingua il sapore misto di terra e funghi. Salgo, la fatica diventa sudore, lascio che il rifiuto respirato nel bendaggio crudele della mascherina, venga espulso dal mio corpo. Corro, sola, il silenzio della mente è ancora lì abitato dalla paura nella quale sono stata immersa. Ore di aria, cammino, sudore e urla saranno necessarie perché le parole tornino sulle mie labbra che non potranno incontrare nessuno. Inumani parliamo soltanto attraverso il telefono, senza toccarci, senza conoscerci, incapaci.
Non è possibile eliminare il virus, posso però rendere forte e restituire vitalità al mio corpo, unico timore è che la paura aumenti il silenzio nella mente e che la mente anestetizzata creda di poter essere umana senza umani, senza corpo, senza ossigeno, senza movimento, senza malattia e guarigione, senza morte. Imparo dunque dagli alberi a lasciare cadere le foglie, a lasciare che muoiano e nutrano la terra che darà vita a nuovi alberi, imparo dagli animali ad allontanarmi e nascondermi quando sento d’essere malata e prossima alla morte, ora che sto bene, imparo dalla vita che è dentro di me a cercare il contatto, il respiro, l'incontro perché l’energia nella quale siamo immersi possa restituirci forza, serenità, fiducia.

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