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NULLA ACCADE PER CASO

  • Immagine del redattore: arielshimonaedith
    arielshimonaedith
  • 1 gen
  • Tempo di lettura: 5 min

Oggi è il mio compleanno, mi sono svegliata con una profonda sensazione di gratitudine e di felicità. Non avendo alcun timore d’invecchiare, ma piuttosto molta paura di restare giovane, non posso che salutare con forza il passare dei miei anni.

Come potrete immaginare compiere gli anni il primo giorno dell’anno civile non è proprio l’ideale, nella migliore delle ipotesi parenti e amici sono troppo stanchi per partecipare ad una festa nella peggiore sono via, per questo dopo molti anni di giovanile insistenza ad organizzarmi feste stanche, ho abbandonato questa idea e ho capito che se sono nata in questo giorno a questa latitudine è perché devo imparare qualcosa…

Quest’anno però desidero festeggiare con tutti la singolarità di questo giorno perché la combinazione di numeri e ricorrenze che contraddistingue questo giorno è a dir poco insolita. Poiché non credo alle coincidenze ritengo sia bello guardare e lasciarsi attraversare dalle informazioni che possiamo trovare attraverso numeri e date.

Oggi io compio 52 anni ed inizia l’anno civile 25, il 5 corrisponde alla lettera ה si tratta di una delle lettere che compongono il Tetragramma, il nome, Hashem, impronunciabile per noi ebrei, questa lettera per il Sefer Yetizà rappresenta la comunicazione, ma è anche la lettera con cui inizia la parola Hodayà, preghiera ringraziamento ed è esattamente il sentimento con il quale mi sono svegliata, quello per il quale ogni mattina appena apro gli occhi dico il modà anì (Ti ringrazio, Re vivente ed Eterno per avermi generosamente restituito la mia anima, grande è la Tua fedeltà). Il Salmo contraddistinto da questa lettera è l’inizio di questo percorso di riflessione e preghiera che condivido con voi.

Procedo attraverso questa corrispondenza tra anni e vita, mi specchio nel 25 attraverso il 52 e trovo che quell’età per me non è stata bella e neppure buona, si è trattato di un tempo in cui l’energia del corpo corrispondeva all’intensità del dolore e del distacco, un senso di solitudine cui cercavo rimedio senza trovarlo ma oggi riconosco che la vita è fatta di questo cadere per rialzarsi, è fatta di distacco per poter tornare e che per me è stato necessario non essere capace di vedere la presenza di Dio nella mia vita per desiderare di incontrarlo e cercarlo. Oggi non mi sento più sola.

Passiamo dunque attraverso la lettera che corrisponde al 2 la  ב lettera con la quale inizia la Torah ma anche la parola beith, casa e bat, figlia. Per me oggi questo significa che senza entrare nella Torah, senza la Lettera che Dio ha scritto per noi, non posso costruire la mia casa, ovvero essere una famiglia con mio marito e neppure essere figlia, onorare i miei genitori.

Il Salmo 2 ci parla della possibilità d’essere Israele, la nazione, di esserlo attraverso la consapevolezza che lo siamo perché confidiamo in Lui, così vinciamo le battaglie e le guerre come popolo:

“Beati tutti quelli che cercano rifugio in lui!” Sal 2, 12

Il 20 è la lettera כ iniziale della parola ebraica kavod, che viene tradotta con gloria, onore, una parola che rappresenta il peso di chi compie atti di coraggio assumendo su di sé tutto il peso della responsabilità e del rischio che questo comporta ed è esattamente quello che praticamente tutti i ventenni d’Israele, da che è stata ricostituita hanno su di sé poiché vengono costretti, dai nostri nemici, a combattere. Questo tempo è particolarmente doloroso per noi poiché Israele sta combattendo per la sua esistenza su molti fronti e da molto tempo con gravi perdite. Questa lettera ci insegna che la forza è un peso da portare e spesso è qualcosa per cui si suscita invidia, per alcuni può essere un’invidia positiva che porta alla crescita alla trasformazione all’amore, ma per molti l’invidia è rancore, odio, diffamazione… il Salmo 20 è il primo salmo che s’invoca per la guarigione, è il Salmo nel quale impariamo che la vittoria nella battaglia non si ottiene per il tramite della spada ma per la grazia divina, questo non ci esime dal combattere, dal difenderci, perché questo è un precetto, ma possiamo vincere ed Israele vince, anche le battaglie che sembra impossibile vincere, solo perché la grazia divina è con noi, come è successo nei tempi che oggi ricordiamo con Hanukkah in cui le tenebre sono state sconfitte dalla fiamma che continua a bruciare e ad illuminare le nostre vite, nonostante tutto e tutti. 

Andiamo ora al numero 50, la decina dei miei anni נ inizio della parola profeta (neviim) e profezia, questo m’insegna che occorrono gli anni perché sia possibile leggere i profeti ed imparare a fare silenzio nella propria mente così da ascoltare la voce della profezia, gli anni devono insegnarci anche che la profezia non è ineluttabile, soprattutto quando è negativa, ci viene detto cosa accade se noi facciamo o non facciamo qualcosa, quindi resta a noi la possibilità di scegliere.

Per me andare oltre i 50 significa oggi potere anche guardare indietro, senza la disperazione legata agli errori compiuti ma con la volontà di procedere nella teshuvà che non credo possa dirsi mai del tutto compiuta. Quindi vivo cercando di non ripetere gli stessi errori, ritorno al Signore, cercando di correggere e riparare per il tempo che mi resta che probabilmente è meno di quello già trascorso.

Ora veniamo alla corrispondenza nelle date tra calendario ebraico, il calendario dettato dal Signore ed il calendario civile, profano per noi ma che descrive ed è adottato dal mondo quindi non solo ci riguarda ma deve essere conosciuto. Ebbene oggi è Rosh Chodesh, capo mese di Tevet, questa sera si accenderà l’ottavo lume di Hanukkah, la luce che noi accendiamo, grazie al miracolo avvenuto, raggiunge il suo massimo. Abbiamo superato il momento più buio della stagione invernale, abbiamo passato uno dei momenti più bui della nostra storia, una delle molte volte in cui hanno provato non ad eliminarci ma ad eliminare il nostro legame con Dio, con la Torah, con Gerusalemme, con Israele… suona familiare? Accade ancora oggi, ancora provano ad assimilarci, a cancellare la nostra storia, memoria, la nostra ostinazione ad esistere a vivere.

L’anno 5785, scelgo la lettera פ che indica 80, la parola bocca è composta da questa lettera e dalla lettera  ה, quindi 85. La bocca strumento per parlare, per pregare, per benedire, noi dobbiamo dire con la bocca le benedizioni e le preghiere, non pensarle, noi utilizziamo il corpo per fare ciò che il Signore ci comanda di fare, con la bocca possiamo dire male e dire bene. Noi siamo terra insufflata, siamo un corpo fatto di carne e sangue e senza corpo non possiamo fare le mitzvot, non possiamo fare ciò per cui siamo stati creati.

Questa sera accenderemo l’ottavo lume, non possiamo solo pensare di farlo perché se non lo facciamo materialmente  non ci sarà la candela che illumina l’oscurità.

Quest’anno l’inizio di Hanukkah è stato il giorno di Natale e oggi, ultimo lume i cristiani, o almeno una parte consistente di questi, dovrebbero ricordare la circoncisione di Gesù.

Io credo che nulla accada per caso pertanto quando il calendario biblico, quello ebraico, trovano corrispondenza nel calendario civile, lo leggo come se si stesse aprendo una porta che rende possibile vedere.

Quello che io vedo è che quelli che credono che Gesù sia Dio, il Messia d’Israele allora dovrebbero ricordare che venne circonciso, come ogni bambino ebreo ancora oggi viene circonciso l’ottavo giorno, che la circoncisione è un gesto reale, che incide un segno reale nella carne di ogni ebreo, così come avvenuto per Gesù, che quel segno rappresenta per tutto il popolo ebraico oggi l’adesione ad un Patto che non è mai stato reciso poiché il Signore è fedele per sempre.

Oggi c’è una grande opportunità, quella di attraversare quella porta, di riconoscere che senza Israele non esisterebbe nessun Patto, se Israele non si ostinasse a mantenersi fedele alla propria faticosissima missione, come e dove e su cosa sarebbe nato e vissuto e cresciuto Gesù?

Chi sarebbe Gesù?

Il Salmo 50 chiede che sia mantenuta e rinsaldata la relazione tra il Signore e Am Israel unico strumento perché la luce possa restare nel mondo.


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