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SCELGO DI NON ESSERE UN TRIBUTO

Nella tarda sera, per me notte, di ieri, abbiamo ricevuto l’ennesimo inutile comunicato da parte del conte. Trovo interessante come le parole riescano ad esprimere, per caso, anche se il caso a mio parere non esiste, contenuti precisi che bene si adattano a comportamenti ed avvenimenti.

La penisola, questi ultimi mesi con l’emergenza corona virus lo dimostrano ancora più chiaramente, non ha un governo, è regnata da un conte. Un conte capriccioso ed inutile che non sapendo prendere decisioni e non avendo né forza, né carisma, né capacità di discernimento, allunga inesplicabilmente l’agonia degli abitanti della penisola. Per sua fortuna i più provati fino ad ora sono gli stessi che hanno tentato a più riprese di rendersi autonomi, quand'anche non indipendenti dalla struttura di autorità centrale, sono quindi popoli e territori che hanno fatto della gestione delle scarse briciole che appunto il regno lascia tornare, strumenti di preziosa salvaguardia, mi riferisco in particolare al Veneto che ho l’onore e la fortuna di abitare, e alla Lombardia dove sono nata.

Ciò non di meno il regno centrale, non essendo in grado di accontentarsi dei tributi in denaro versati copiosamente dai sudditi, chiede, in questo tempo così doloroso che gli vengano offerti come tributi anche gli umani. Ha bisogno di fare posto a nuove schiere di sudditi, più controllabili ed assoggettabili (pensa ingenuamente!), così compie piccole mosse atte solo a generare sempre maggiore tensione, rabbia, rancore fino a ridurre ad un senso di profonda impotenza che necessariamente passa attraverso l’odio ed il risentimento nei confronti degli altri, altri che possono essere i vicini, i runners, i clienti che affollano supermercati, banche, poste… perché se non stanno a casa il virus continua a diffondersi, perché gli altri che possono starsene a casa non si rendono conto di quanto sia terribile essere costretti ad esporsi al contagio, essere Tributi, o peggio essere possibili portatori del virus che renderà Tributo umano una persona che amiamo e che è più fragile di noi.

Questo avviene in ciascuno di noi che siamo dentro questo meccanismo e siamo attanagliati dalla paura, quella paura atavica e vitale che se potessimo esprimerla ci porterebbe alla fuga, che, repressa, perché non possiamo andare da nessuna parte e perché ogni luogo del mondo è abitato da umani portatori del virus, ci rende feroci, cattivi e quando poi neppure questa aggressività viene espressa ci rende depressi, innocui, incapaci di discernere.

Cosa possiamo fare? Viene da dire nulla, forse rimuovere il conte e tutta la sua schiera potrebbe essere utile ma prima ancora, per non fare riprodurre il virus, per cercare di salvare più vite possibili, dobbiamo stare a casa, deve prevalere in ognuno di noi il senso di responsabilità nei confronti della comunità nella quale ci troviamo ad essere, e quindi la rimozione del conte deve attendere.

Per questo ho deciso ed invito ognuno a farlo con me, di non essere un Tributo, ho deciso di concentrare tutte le mie energie fisiche, mentali e spirituali nell'amore e nella pietà. Ho deciso che, anche se faccio parte di una delle categorie rimaste in circolazione e quindi evidentemente talmente essenziale da essere sacrificabile, di non esserlo. Scelgo una ferrea disciplina della vita, coltivo la crescita intellettuale e spirituale, mangio il meglio che posso, faccio esercizio in casa e prego, assiduamente e con gioioso trasporto, ballo nella mia preghiera e piango di gioia se necessario.

Non sarò Tributo e non renderò Tributo nessuno: vado oltre la paura, oltre la rabbia, oltre il risentimento, oltre l'annichilimento e vivo con tutta la gioia, l’amore, la speranza e la luce che ancora esiste su questa terra massacrata. Ho fede, una fede incrollabile nella possibilità di scegliere e di consegnare ad ognuno di noi la propria essenza più sacra.

Sapremo, ognuno per sé, consapevoli di essere parte di una comunità, ritrovare la parte più forte, luminosa e viva e fare di questa la capacità di stare lontani gli uni dagli altri, fermarci in contemplazione, il tempo necessario perché il virus muoia e smetta di utilizzarci.

Possiamo farcela, ne sono certa.


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