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Amore e Timore

Le settimane di celebrazione delle Grandi Festività ebraiche appena trascorse, mi hanno donato l’opportunità di rinnovare la preziosa relazione che mi lega al Signore.

Ora riprendiamo a leggere la Torah da Bereshit/Genesi, l’inizio, ci confrontiamo con l’istante in cui il Signore ci ha creati simili a Lui. Impariamo di avere ricevuto il libero arbitrio, e di averlo utilizzato per mangiare la conoscenza del male, facendolo così entrare in noi. Da quel momento, fino ad ora, siamo abitati dal bisogno di scegliere di ritornare a D-o, al bene, per essere felici.

Ciò che ci disorienta ed apre lo spazio alla sofferenza che spesso ci porta ad allontanarci da D-o, è il fraintendimento che accompagna la nostra vita, per cui ci convinciamo che sia più semplice non seguire la Torah che seguirla. Crediamo di poter stare senza ascoltare la Sua voce, senza conoscere le Sue parole, così prestiamo ascolto alle bugie che ci lusingano, che ci propongono strade semplici: affidiamo la nostra vita, il nostro discernimento, agli idoli. Gli idoli che abitano questo tempo non hanno la forma di statue ma, come quelli antichi, sono fatti da esseri umani che pensano di potersi sostituire a D-o: uomini e donne che hanno la presunzione non soltanto di bastare a sé stessi, ma anche di poter imporre al prossimo la propria legge, la propria volontà, anche quando questa è contraria alla Torah, alla volontà di D-o alla Sua parola.

Come faccio ad affermare che è così? Cosa mi rende così arrogante da pretendere di sapere che, per esempio, quello che il governo italiano (come altri nel mondo) ci sta imponendo è sbagliato, addirittura contro D-o?

Lo penso perché il Signore non impone nulla: neppure Le Dieci Parole, neppure la Torah. Il Signore ci ha donato l’opportunità di tornare alla vita piena in Lui attraverso il rispetto della Sua Legge ma non ci obbliga, non lo ha mai fatto, ci ha sempre chiesto di scegliere liberamente.

Pertanto, chiunque pensa di poter imporre, senza neppure assumersene la responsabilità, qualcosa che determina rabbia, paura, aggressività, odio e morte, sta agendo contro la volontà del Signore e ne risponderà.

Rispettare i Comandamenti del Signore non è semplice ma rende felici, di una felicità così perfetta e profonda da determinare in noi il desiderio di tornare a Lui, sempre più totalmente. La disciplina che questo richiede, la collaborazione con gli altri che questo causa sono nutrite e nutrono l’amore che sento essere per me, per ognuno di noi creati, dal Padre nostro.

Adempiere al Patto che ci rende consapevoli d’essere figli di Lui e fratelli e sorelle e madri e padri gli uni degli altri in un’interdipendenza vivificante, presuppone porre sé stessi, la propria vita, le proprie azioni, i propri pensieri al vaglio costante della Sua parola: avere, come dice Davide, “la tua Legge nelle mie viscere”.

In me agisce il timore come l’amore per il Signore.

Il timore non ha nulla a che fare con la punizione ultraterrena per la trasgressione ai Sui precetti: bastano dolore, rabbia, paura, solitudine di cui la vita nella trasgressione si riempie. Il timore che agisce è quello prodotto dalla meravigliosa azione di D-o in me nella mia vita: il manifestarsi della Sua potenza, della Sua fedeltà della Sua tenerezza, della Sua rassicurante ed amorevole presenza. Tutto questo mi colma di una tale profonda gioia da temere di perderLo, a causa della stupidità che mi abita e che m’induce, se non sorvegliata, a trasgredire le Sue indicazioni.

L’amore per il Signore è ciò che mi rende felice, mi da forza, libertà. Quell’assoluto che mostrandomi la mia fragilità e debolezza mi rassicura d’essere comunque incondizionatamente amata, capace d’amare.


Di seguito riporto il Salmo 40 che, molto meglio di me, offre chiaro strumento per riconoscere d’essere sul palmo della mano sapiente di Nostro Signore.


SALMO 40

Al maestro del coro, di Davide un salmo.

Ho riposto la mia speranza nell’Eterno ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, dal fango della palude; ha fatto posare i miei piedi sulla roccia, rendendo sicuri i miei passi. Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, un inno di preghiera al nostro Signore. Molti vedranno e avranno timore e confideranno nell’Eterno. Beato l'uomo che ha posto la sua fiducia nell'Eterno e non si volge verso chi segue gli idoli né verso chi segue la menzogna. Quante meraviglie hai fatto, tu, Eterno, mio Signore, quanti prodigi e progetti in nostro favore: nessuno a Te si può paragonare! Vorrei parlarne, raccontarli, ma sono troppo numerosi. Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, sono nel patto! Nel rotolo del libro su di me è scritto: o mio Signore, fare il Tuo volere è ciò che desidero; la tua Legge è nelle mie viscere”. Ho annunciato la Tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, o Eterno, tu lo sai. Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al mio cuore, ho proclamato sempre il Tuo amore e la Tua salvezza. Non ho celato la Tua bontà e la Tua fedeltà alla grande assemblea. Ma Tu, o Eterno, non negarmi la Tua misericordia; possano il Tuo amore e la Tua fedeltà proteggermi sempre, perché mi circondano mali senza numero, le mie colpe mi hanno sopraffatto e non riesco più a vedere: esse sono diventate più dei capelli del mio capo, il mio coraggio viene meno. Eterno, accetta di salvarmi; e accorri presto in mio aiuto, Eterno. Siano svergognati e confusi quanti cercano di togliermi la vita! Retrocedano, coperti d'infamia, quanti desiderano il mio male! Vadano in rovina pieni di vergogna quelli che mi dicono: "Ti sta bene!". Possano invece gioire e rallegrarsi in Te tutti quelli che Ti cercano; possano dire sempre: "L’Eterno è grande!" quelli che amano la tua salvezza. Quanto a me, io sono povero e bisognoso: Il mio Signore avrà cura di me. Tu sei mia forza e mia liberazione: mio Signore, non tardare!



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