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"Be strong and courageous"

Questo tempo, tra Rosh Ha Shana e Yom Kippur, per me è il tempo nel quale siamo chiamati a porre attenzione sull’esercizio del nostro libero arbitrio: forse il dono più prezioso e complesso che il Signore abbia dato all’essere umano. Per la tradizione ebraica quando “Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza” (Genesi 1,26) ci ha dato libero arbitrio, perché non voleva che semplicemente Lo amassimo ma che scegliessimo di amarLo. Così viviamo in una costante spinta tra Lui: verità e vita; e il male: paura, menzogna, morte. Perché questo? Dovrebbe essere facile scegliere il bene, invece lottiamo costantemente attratti dal male. E invece, se ci guardiamo intorno, sembra che in questo mondo, in questo tempo, stia prevalendo nettamente il male e non mi riferisco al fatto che sembra esserci un virus tremendo che da quasi due anni sta distruggendo le nostre vite. Mi riferisco alle azioni messe in campo dai governi, assecondate, pare, dalla maggioranza, che, con la scusa del virus, e non solo, stanno togliendo le libertà essenziali, stanno creando conflitti prima di tutto nelle famiglie, poi nella collettività, poi la morte. Destrutturando la società attraverso l’introduzione di un sistema di pensiero che elimina totalmente il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e della loro discendenza, stanno introducendo una forma di pensiero unico ed acritico che prevede l’eliminazione dell’essenza umana: la consapevolezza delle conseguenze dell’esercizio del libero arbitrio. Ciò che impariamo dalla lettura del Tanakh è che quando il popolo ha assecondato il potere, si è asservito alla paura, ha creduto che valesse il parere della maggioranza, si è allontanato da Dio ed ha sofferto le peggiori schiavitù, malattie e morte. Quando invece ha creduto alle promesse del Signore, si è fidato delle persone che sapevano ascoltare il Signore, ha saputo guardare con gli occhi del Signore, allora non solo ha vinto i nemici ma ha potuto sconfiggere ciò che “la maggioranza, i ragionevoli” avevano detto essere invincibile. Uno dei libri che amo di più, che sempre riesce a darmi forza e gioia è Giosuè. Oggi vorrei soffermarmi in particolare sulla primissima parte. Prima però ricordiamo dove ci troviamo: siamo sulla riva del Giordano, il popolo ebraico deve entrare nella Terra che il Signore gli ha promesso. Si tratta di una terra abitata, da popolazioni che sappiamo hanno scelto di non credere in D-o, per questo il Signore ha comandato che venissero combattute. Mosè aveva quindi inviato dodici spie, una per ogni tribù d’Israele, perché vedessero e capissero come entrare e combattere. Dieci di queste tornarono dicendo che la terra era sì bella e florida ma le popolazioni che l’abitavano erano, non solo numericamente più consistenti, ma anche composte da giganti (dissero la verità non mentirono), ma due delle spie, Caleb e Giosuè invece, pur confermando quanto detto dagli altri, richiamano l’attenzione dell’assemblea riunita e la esortarono a non ribellarsi all’Eterno, (vanno oltre ciò che appare evidente) con estrema sicurezza rivendicano la presenza del Signore con loro: la certezza della vittoria (Numeri 14, 6-9). Come reagì la maggioranza? Voleva lapidare Caleb e Giosuè (Numeri 14, 10). Ma apparve la gloria dell’Eterno e...vi invito a leggere come procede la storia proprio partendo da Numeri, attraverso Deuteronomio per giungere appunto lì dove ci eravamo lasciati con Giosuè, cui il Signore ha affidato la guida del popolo, perché affronti i giganti e prenda la Terra. Le parole dette a questo condottiero sono straordinarie e riecheggiano in chiunque di noi abbia volontà di restare fedele alla promessa fatta ad ogni figlio da parte del Padre Celeste, che mai ci chiederà di rinunciare all’esercizio del libero arbitrio ma che altrettanto ci ricorda che nessun gigante, fuori o dentro di noi, nessuna maggioranza spaventata, potrà essere neanche vagamente paragonabile alla Sua grandezza, forza, verità: al Suo amore. Quindi ricordiamo che il Signore ci ha donato la verità della Torah, la vita, la terra, la cura delle creature e ci chiede di combattere perché qui siamo corpo e il nostro piede deve calcare il suolo per portare la Sua vittoria, la Sua parola, la Sua verità che sono le uniche possibili. Non è facile, altrimenti non ci direbbe di essere forti e coraggiosi, non ci ricorderebbe di non spaventarci, non ci ripeterebbe che possiamo rivolgerci a Lui, parlare con Lui. Perché ricordiamoci che Lui è con noi, sempre quando abbiamo il coraggio di affermare la Sua esistenza al disopra di ogni altra cosa, il Suo nome al di sopra di ogni altro nome.


Giosuè 1, 1-9 “Dopo la morte di Mosè, servo del SIGNORE, il SIGNORE parlò a Giosuè, figlio di Nun, servo di Mosè, e gli disse: «Mosè, mio servo, è morto. Alzati dunque, attraversa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figli d'Israele. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do, come ho detto a Mosè, dal deserto, e dal Libano che vedi là, sino al gran fiume, il fiume Eufrate, tutto il paese degli Ittiti sino al mar Grande, verso occidente: quello sarà il vostro territorio. Nessuno potrà resistere di fronte a te tutti i giorni della tua vita; come sono stato con Mosè, così sarò con te; io non ti lascerò e non ti abbandonerò. Sii forte e coraggioso, perché tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dar loro. Solo sii molto forte e coraggioso; abbi cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha data; non te ne sviare né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai. Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai. Non te l'ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il SIGNORE, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai».”

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