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La vera gioia

L’assoluto silenzio che respiro in questo tempo non ha nulla di nutriente, è solo la scia della paura che ha svuotato le strade, distrutto il lavoro, annullato la resistenza, il sogno, il coraggio. Posso solo ascoltare musica, chiudendo gli occhi riempire la pelle della vibrazione del tempo. Nulla di ciò che ascolto è stato composto negli ultimi anni: da un certo momento in poi ho sentito mancare la forza dell’arte nella musica. Nel corso degli anni ho avuto la sensazione che progressivamente prevalesse una violenta assenza di speranze sogni e desideri. Il vuoto di chi - non sapendo esistere - rinuncia alla ricerca di senso: sottraendosi alla propria corporeità. La forza dell’irragionevolezza – nutrimento per ogni rivoluzione - ha abbandonato tutto ciò cui viene consentito d’emergere. Un’oceanica mole di vuoto, piena di un tutto che può essere soltanto se appartiene alla deriva del nulla, ci circonda. Siamo tantissimi e sempre più abbiamo la possibilità di vedere, ascoltare, leggere, purché sia quel troppo pieno che ci confonde, ci zittisce. Abitiamo da un anno l’inesistente: siamo, nella migliore delle ipotesi silenziosi, per lo più annichiliti dal terrore. L’arte, che ha spinto l’essere umano oltre sé stesso in un costante dialogo - a tratti feroce ma vitale con Dio - tace. La sua assenza è l’assenza dell’essere umano dalla rabbia e dalla reazione, l’assenza di quello che è stata la più straordinaria e coinvolgente forma di preghiera del genere umano. Dio si è ritratto per permetterci di esistere e di combattere, di scegliere. Si è ritratto ma non ci ha abbandonato, noi Lo abbiamo abbandonato, noi abbiamo smesso di interrogarLo, di ribellarci al male che è in noi. Siamo ancora capaci di reagire quando ci troviamo di fronte alla violenza insensata? Sappiamo combattere per essere chi siamo? Vogliamo ancora respirare, parlare, ballare, cantare? Siamo ancora capaci di sognare l'inimmaginabile o possiamo solo lasciarci abbattere dal peggio che ogni giorno si presenta davanti a noi? Fin dal momento in cui un gruppo di esseri umani ha iniziato cantare e ballare al ritmo del battito prodotto dalle mani, attraversando l’ascolto rapito che chiama l’armonia assoluta e potente delle sonate di Mozart, fino all’energia degli oceanici concerti rock capaci di dare impulso all’impossibile, eravamo vivi e fiduciosi, anche nella disperazione. Gli ultimi tempi sono quindi la vittoria del terrore, del conformismo, del pensiero che asseconda i corpi che non esistono per distruggere la vita? Questo è il tempo in cui rivoluzionari sono quelli tra noi che hanno il coraggio di definirsi cristiani o ebrei credenti e praticanti; straordinario è chi ha il coraggio di rivendicare l’appartenenza alla propria storia, tradizione, cultura. Epico può essere l’eroe che sceglie di ridere dell’assurda censura che azzera le differenze in nome di inesistenti categorie. Sappiamo ancora abitare il nostro cuore infranto, scegliendo di sorridere, per cercare la vera gioia? “La vera gioia sembra impossibile senza una certa dose d’insensatezza.” Ci dice Rabbi Nachman di Breslav. “Se questo è l’unico modo, pur di raggiungere la gioia bisogna ricorrere a ogni sorta di atti insensati.” Shabbt Shalom





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